venerdì 16 aprile 2010

Che fine ha fatto l'architettura? Boeri, forse ti è sfuggito qualcosa?!

Frammenti ed Effetti
de La Maddalena,
una vicenda
di buona architettura




Il Moralista. Una figura che in Italia viene derisa e a volte odiata, che si costringe a digiuni di opportunismo e di sano egoismo, un eretico perché osa scagliare la prima pietra, comunque uno stupido perché in fin dei conti è “così che fan tutti”. Quasi una professione, antipatica ma rispettata, pericolosa ma sostenuta da una cultura dove il senso della colpa e della giustizia si mescolano. Una professione che tutti, chi più chi meno, praticano per via di un’educazione evangelica che spinge a una forte responsabilizzazione dell’individuo. È tutto qui quello che distingue un Paese che funziona da uno che sta mettendo la marcia indietro!

Questa la doverosa premessa ad un racconto senza pregiudizi, il nostro, che sembra far emergere uno spaccato italiano immerso tra il sonno della ragione, una morale amoralità, il conformismo intellettuale e la Cultura del Fare che sa di cultura dell’affare o dell’arraffare. La domanda di fondo che ci poniamo è: ma dove va l’Architettura e l’Architetto, la pianificazione territtoriale e l’Urbanista? Di quale economia e modello di sviluppo stiamo parlando?!

Involontario attore del racconto è l’architetto Stefano Boeri e… Se il segno dell’epoca è la confusione, io vedo alla base di tale confusione una rottura tra le cose e le parole, le idee, i segni che le rappresentano… Il teatro della vita, che non risiede in niente di specifico, ma si serve di tutti i linguaggi (gesti, suoni, parole, fuoco, grida) si ritrova esattamente al punto in cui lo spirito ha bisogno di un linguaggio per manifestarsi - le parole non sono mie ma di Antonin Artaud. (Marsiglia, 4 settembre 1896 – Ivry, 4 marzo 1948. Fu un commediografo, attore teatrale, scrittore e regista teatrale francese)

Chi è Stefano Boeri
Architetto e urbanista, docente di progettazione urbanistica presso il Politecnico di Milano e visiting professor al GSD di Harvard - Harvard University Graduate School of Design. Dal 2004 all’aprile 2007 è stato direttore della rivista internazionale Domus. Da settembre 2007 dirige la rivista internazionale Abitare. È fondatore dell’agenzia di ricerca Multiplicity (multiplicity.it) con la quale ha realizzato, nel 2002, “U.S.E. Uncertain states of Europe”, una ricerca sul futuro dell’Europa. Tra i progetti di rilievo svolti con Boeri Studio: la nuova sede del Policlinico di Milano, la nuova sede di Siemens a Milano, le torri di edilizia residenziale sostenibile del quartiere Isola, la Villa a Marsiglia. Le sue riflessioni sulla sostenibilità come diverse forme di riconciliazione tra cultura urbana e natura, tradotta con l’installazione Sostenibili Distopie, sono state presentate alla 11a edizione, nel 2008, della Biennale di Architettura di Venezia.

Perché parliamo di Stefano Boeri
G8 2009 - Expo 2015, le emergenze italiane. A lui e al suo studio è affidato l’incarico di progettare la riqualificazione dell’area de La Maddalena in Sardegna sede del G8 2009. Lui, l’architetto italiano membro della Consulta architettonica che ha redatto il Conceptual Master Plan per l’Esposizione Universale di Milano del 2015.

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I politici: sì alle archistar, riempiono le pagine dei giornali

Non bisogna costruire grattacieli solo perché sono espressioni di potere. In Italia non ha senso parlare di città verticali, siamo un Paese che non cresce

È un’archistar?
No! Credo che i problemi siano due: da una parte il bisogno mediatico che ha un architetto quando realizza opere che creano dibattito; dall’altra questo però testimonia anche la crisi della comunicazione. Il lavoro delle archistar è più civile: questi architetti hanno lo stesso ruolo di tanti uomini importanti, come i medici o gli avvocati. Dietro alle archistar devono esserci persone di cultura, ma non sempre è così: si mediatizza l’immagine e poi si perdono i contenuti. L’architetto è una persona importante, perché lavora dentro la società, dentro la cultura, è comunque una figura che emerge. Le nostre archistar locali, italiane, hanno ricevuto riconoscimenti internazionali: questo dimostra che chi fa bene il suo lavoro viene apprezzato perché segna un momento della storia. Poi però diventa una star perché il meccanismo mediatico lo trasforma in oggetto di comunicazione glamour, ma fa parte del gioco, no?

Perché non si definisce un’archistar?
Non mi piace questa deriva che spinge più sull’immagine che sui contenuti, mi sembra più interessante parlare del mio lavoro, punto di riferimento per i giovani, per chi vuole disegnare l’architettura. Mi sento un po’ come un medico che opera a cuore aperto, ma che quando esce dall’ospedale non viene sempre fotografato. Il mio ruolo è più normale.

Chi solo le archistar ?
Renzo Piano senza dubbio, una persona conosciuta da tutti, e Massimiliano Fuksas. Questi architetti stanno segnando il nostro tempo, li possiamo chiamare archistar perché sono uomini di cultura.

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